Resoconto Quest – Nemici lontani …

Resoconto Quest – Nemici lontani …

QUEST MASTER: Klenir

TIPOLOGIA: Survival

RESOCONTO: Oshumed

GRUPPO: Oshumed (barbaro), Arctis (barbaro), Asgiuw (barbaro), Arkamir (chierico), Lemmirc (Saggio)

Un’orda di nemici lontani sta avanzando verso le lande conosciute. Il Comandante della Guarnigione della Capitale sta organizzando un gruppo di volontari combattenti pronti a morire per respingere i potenziali invasori. E tu, che intendi fare?

Racconto

Era un caldo pomeriggio estivo. Stavo riposando al bordello bevendomi qualcosa in compagnia della sorridente Wizzy. Passano gli anni ma le sue grazie hanno sempre il loro perché e la sua voce è molto gentile e melodiosa, oltretutto riesce sempre a farmi sorridere e a non pensare agli amici caduti in questi anni di battaglie. Al bordello non c’era molto gente, solo un paio di mercenari assonnati e una ragazza che serviva qualcosa da bere. In un angolo un nano ubriaco sdraiato su una panca mostrava un bel martello sacro in mano. In fondo in questi caldi pomeriggi i cittadini della capitale vanno alla città di Khondaria e bagnarsi nelle acque del vicino lago. Personalmente preferisco la capitale in questo periodo, vuota e silenziosa. Ogni tanto passa qualche amico con cui fare una scazzottata o c’è qualche commerciante che vuole venderti qualcosa, ma tant’è, la capitale mi è sempre piaciuta così …

Ah dimenticavo di presentarmi: sono Oshumed, uno dei pochi barbari della stirpe dei sanguinari di queste lande. Nella mia vita ho fatto di tutto, perfino imparato a leggere e scrivere. In 700 anni in fondo oltre a Bersekare si ha tempo anche di imparare qualcosa d’altro. Sono discepolo del dio Maktub dell’Ira Sanguinaria, decaduto ormai alcuni anni fa. Ero uno dei suoi paladini su queste lande. La mia vita è fatta di scazzottate e uccisioni di mostri malvagi. La mia arte il berserk. La mia strada la battaglia.

Ad un certo punto, in quel caldo pomeriggio in cui sembra che perfino il tempo si sia fermato, con il sole che fa scaldare la terra, entra correndo il comandante della Guarnigione!

“Cerco dei validi combattenti perché delle creature immonde sono state individuate verso nord dalle sentinelle e si stanno avvicinando alla capitale!”

“Eccomi!” dissi al comandate! Dobbiamo trovare anche altri combattenti per farvi fronte! Non vedevo l’ora di provare la mia nuova arma, forgiata direttamente dal corpo del signore dei Marilith dal buon fabbro Tyfild.

E poi se la capitale è in pericolo, non posso che difenderla. Che barbaro sarei se non accogliessi la battaglia come una benedizione? La capitale mi ha dato dei bellissimi ricordi nei miei 700 anni di vita (come quando Vermidrax la attaccò o uno sciame mortale la percorse da nord a sud …) e tale deve rimanere per i prossimi 700 e per i giovani barbari che vorranno viverci.

Il comandante accetto il mio aiuto e poi corse fuori per la città cercando altri avventurieri e subito si aggiunsero alla lista altri due barbari mezzogiganti, un vecchio chierico nano e un giovane saggio.

Tutti e cinque eravamo di clan diversi, in contrasto tra loro. Ma d’altra parte, davanti al pericolo comune, le divisioni si dimenticano e ci si ricorda che quello che conta è il bene comune e non il bene di clan. Se le lande sono minacciate, le forze devono essere unite per salvare la capitale.

Ci trovammo al  soppalco: il barbaro Asgiuw, giovane e potente con la sua spada leggendaria Hansgard, il leggendario quanto vecchio amico di battaglie Arctic, Arkamir il chierico oscuro e Lemmirc, un giovane saggio dallo sguardo vispo e attento.

La scelta del capogruppo ricadde su di me, probabilmente per la mia veneranda età, ed iniziamo la ricerca uscendo dalla capitale verso nord salutati dalle guardie.

La ricerca non durò molto visto che andando verso nord, poco lontano dalla città nuova, trovammo un portale dimensionale. Il comandante della guarnigione, che era venuto con noi,  ci segnalò che i mostri arrivavano da quel portale e che era nostro compito entrare e sconfiggerli.

Quindi ci addentrammo, spade alla mani, dandoci coraggio a vicenda e pronti alla battaglia.

La landa che si mostrò davanti era sconosciutia a tutti, probabilmente una dimensione a mezz’era tra il piano divino e il piano in cui vivevamo. Avevo spesso sentito parlare di piano intermedi dove anime abbandonate al limbro diventavano mostri incattivi dal tempo. In fondo rancore, ira, sofferenza, rabbia covati per anni possono trasformare un uomo saggio in un’animale.

Iniziammo a guardarci in giro guardinghi e impartirci i compiti. Io avrei cercato di attaccare per primo i mostri, seguito da Asgiuw pronto a soccorrere i nostri guaritori e da Arctis che nell’immediato avrebbe richiamato tutta la sua Furia per colpire con brutalità i mostri.

La nostra potenza in combattimento era notevole, ma senza i nostri guaritori non saremmo andati lontani quindi andavano protetti.

Ad un certo punto mente stavamo continuando ad avanzare con estrema accortezza, notai  che tra l’erba si stava avvicinando una massa informe … una specie di essere indefinito che si muoveva strisciando sulla terra e che in men che non si dica ci attaccò!

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La massa si avventò su di me e in tre barbari cominciammo a colpirla con tutta la nostra forza. La FURIA ci colse benevola e i colpi devastanti la fecero indietreggiare, fino a che con un fendente finale morì.

Sapevamo che i mostri avvistati erano una decina, ce l’aveva detto il comandante della guarnigione, e ora uno era morto.

Ero preoccupato: i rumori della battaglia probabilmente avevano permesso agli altri mostri di individuarci e questo non era una cosa buona perché perdere l’effetto sorpresa non è mai un bene. Lo diceva sempre il mio maestro Brewark: “attacca di sopresa e berseka e sarai già a metà dell’opera!”.

Purtroppo il presagio era corretto e in breve dovettimo affrontare:

Prima da un predatore

poi da un’anima vagante

quindi un mostro

e infine un rettiloide.

Tutti i mostri subivano i nostri colpi, ma nel combattere cercavano di allungare i loro artigli verso i nostri guaritori. Probabilmente iniziavano a capire che colpire i guaritori poteva essere la strada per eliminare anche noi possenti guerrieri. Il mostro finale in particolare cercò di attaccare il nano, ma Asgiuw fu pronto a pararsi in mezzo e coprirne il colpo con il corpo. Ogni mostro che ci attaccava sembrava più agguerrito e più pronto, come se questi mostri avessero una coscienza collettiva. Anche di questo avevo sentito parlare: questi essere confinati in questi piani intermedi, soffrendo delle stesse emozioni negative venivano a formare una specie di coscienza animalesca collettiva. Ne avevo sentito parlare alcune volte da Chontj, il bibliotecario di Khondaria, l’uomo che mi aveva insegnato a leggere e mi aveva passato la passione per le vecchie leggende.

Non riuscimmo però a fermare il mostro successivo. L’incubo (un agglomerato di paure e odio) apparve dal nulla e attaccò brutalmente il nano. Subito mi misi in mezzo al combattimento, difendendo Arkamir che pure combatteva con grande forza e Arctis e Asgiuw mi diedero manforte. Lo scontro fu violento e finii pieno di ferite, ma l’incubo venne dominato e morì colpito da un ultimo fendente che ne trapassò le eteree carni.

Non mi ero ancora ripreso dallo scontro con l’incubo, che arrivarono uno strano essere e un umanoide. Anche questi erano mostri di cui avevo letto nei libri di Chontaj, che possedeva un bestiario fatto in parte da lui in parte dai suoi predecessori. Non li avevo mai affrontati essendo bestie planari, ma era chiaro che erano loro. Anche questi due mostri,  grazie all’arte militare che contraddistingue noi barbari e all’affiattamento che si era formato, riuscimmo a ucciderli senza incorrere in perdite.

Ormai avevamo affrontato numerosi nemici e le ferite iniziavano ad essere copiose. Il crepuscolo iniziava a calare. I nostri guaritori si erano mostrati prodighi e attenti, ma il mio corpo iniziava a vacillare per tutti i colpi subiti, sebbene la magia mi aiutasse ad alleviare le ferite. Asgiuw, giovane e fresco come se non avesse combattuto, con la sua gioventù sembrava pronto in ogni momento ad attaccare. Faceva roteare gli occhi er scrutare l’orrizonte, che imbruniva. Arctis, anche lui vecchiotto come me, iniziava a mostrare segni di stanchezza pur mantenendo il fiero sguardo.

Il nano (Arkamir) era molto sereno, e stava preparando alcune bende per curarci in caso di ulteriori attacchi, mentre Lemmirc il saggio pronunciava tra se e se parole che il tempo mi aveva insegnato essere formule di difesa dagli esseri malvagi.

Stavamo avanzando cercando un posto dove accamparci, era quaasi buoi. Iniziammo a sentire delle urla demoniache e in men che non si dica un diavolo, uscendo da una boscaglia vicina, si avventà su Asgiuw.  Il diavolo era avvolto dalle fiamme e di proporzioni notevoli, con due piccoli occhi rossi fiammeggianti e braccia artigliate di fuoco. Le sue fiamme avvolgevano Asgiuw che combatteva scaricando la sua Hangard sugli arti del diavolo. Io e Arctis accorremmo subito in suo soccorso, mentre il nano e il saggio pronunciavano parole di incantamento per farci resistere ai suoi colpi. Il combattimento fu cruento e solo l’evocazione della FURIA ci permise di avere la meglio. Grande fu la magia del nano Arkamir che tolse le fiamme dal corpo del diavolo, indebolendolo e rendendolo più sensibile ai nostri colpi. Dopo una battaglia che sembrava interminabile, Arcits finì con un fendente il diavolo che morì spegnendosi nella sua fiamma.

I colpi erano stati terribili e il mio corpo era tutto bruciacchiato come quello dei miei compagni di battaglia. Il silenzio dopo le urla della battaglia e le urla del diavolo mentre si dimencava tra le fiamme era surreale e la pace era calata nelle lande. Era giunto il momento di riposare.

Accendemmo un fuoco e mangiammo un po’ di pane e un cervo che Asgiuw aveva cacciato. Bevemmo un po’ di sidro che l’attento nano aveva portato dalla capitale. Riuscimmo a rifocillarci e ad impostare i turni di guardia. Il primo era di Arkamir, il secondo mio. Quindi mi coricai subito e in breve sprofondai in un sonno profondo.

Mi sembravano passati pochi secondi dal mio coricarmi, quando venni svegliato dall’urlo del nano.

Subito presi la spada e corsi in soccorso del nano, attaccato da un devastatore. Questi esseri immondi che avevo già affrontato una volta in passato sono in grado di stritolare un nano in pochissimo secondi se riescono ad afferrarlo. Frapposi il mio corpo tra il devastatore e il nano e comincia a colpire con tutta la FURIA che avevo in corpo, scorgendo con la coda dell’occhio che Asgiuw e Arctis facevano lo stesso. Il devastatore sembrava sentire i nostri colpi, ma non barcollava e non vacillava, come fossero fendenti fatti da un gruppo di giovani hobbit invece che da 3 poderosi barbari.

A quel punto il giovane Lemmirc decise di donarci la capacità di colpire più velocemente, accelerando i nostri movimenti. La sua voce fu chiara nel pronunciare l’incantesimo che permise di accelerare le nostre funzioni viali e i nostri colpi iniziarono a piovere come grandine sul devastatore che iniziava a sua vola a  mostrare segni di cedimento.

Il combattimento durò talmente a lungo che il fuoco che avevamo preparato si spense, ma alla fine con un fendente Arctis trapassò il petto del davastatore, lasciando a terra inerme.

Forse era finita, forse no. Forse era il primo attacco di questi esseri immondi. Eravamo tutti feriti, io avevo un grosso taglio sulla gamba destra e un artiglio ancora piantato nel braccio.

Ma forse, per stavolta, il male era stato sconfitto.

 

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Ultimi Commenti

  • Lily says:
    Non è l’inizio. Manca il raduno di Pistoia. Chiedete a joker, l’immoralissimo gettone....